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Stagione teatrale 2023


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Stagione teatrale 2023
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SEGNALI EXPERIMENTA
XXXV EDIZIONE

Programma completo 2023 (96,2 KB, pdf)

 

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Stagione teatrale 2019

Stagione teatrale 2019

 

ECCO I VINCITORI DEL “PREMIO EXPERIMENTA 2019”

LO SPETTACOLO “ISOTTA” DI SOPHIE HAMES - MON COEUR DE BOIS VINCE LA TERZA EDIZIONE DEL “PREMIO EXPERIMENTA”

E STEFANIA TANSINI SI AGGIUDICA, CON “LA GRAZIA DEL TERRIBILE”, IL PREMIO COME MIGLIORE INTERPRETE.

Si è conclusa, presso l’Auditorium Comunale di Urgnano, la presentazione degli spettacoli finalisti (che risultano essere quattro grazie a un ex aequo) della terza edizione del “Premio Experimenta - Nuove Identità del Teatro Bergamasco”, ideato dal Laboratorio Teatro Officina in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Urgnano, la Regione Lombardia - Circuiti Spettacolo dal Vivo e la Fondazione della Comunità Bergamasca onlus.

Il bando, finalizzato alla promozione di nuove compagnie, attori e realtà produttive della scena orobica, ha presentato nella giornata di venerdì 4 ottobre “AFFABULARE - IL RACCONTO DEL RACCONTARE” di e con Candelaria Romero,pregevole esempio di narrazione teatrale. L’operazione nata da 25 anni di racconti in giro per l’Italia, si rifà a favole tradizionali e aneddoti autobiografici, accompagnati da riflessioni sul senso del narrare. Potremmo definire la Romero una “raccoglitrice di storie”, che si esplicitano nel quotidiano, intorno al fuoco, come nelle antiche veglie di stalla. Molto buona la padronanza vocale dell’attrice che sa gestire, come in un cesello, personaggi e situazioni, merito questo anche di una scrittura poetica precisa e ben strutturata. Particolarmente sentita la seconda parte della pièce in cui l’attrice narra delle sue vicissitudini personali e della società argentina negli anni del regime. L’assetto scenografico, fatto di libri luminosi e tubi risonanti che diventano, di volta in volta fuoco, radici e liane, è coerente con la voluta essenzialità dello spettacolo e bene valorizza la convincente prova attoriale. Tutto scorre attraente e seduttivo all’ascolto, come nell’intimità e nel calore di un focolare, in un’esperienza gioiosa e commuovente al contempo. A seguire, sabato 5 ottobre è stata la volta di “ISOTTA” di e con Sophie Hames - Mon Coeur de Bois, Lo spettacolo, proposto secondo la tecnica del teatro Bunraku giapponese, racconta, con raffinata maestria gestuale e metamorfica vocalità, la triste storia d’amore di Tristano e Isotta, destinata in sposa a re Marco che, a sua volta, ama Tristano, di un amore impossibile per quei tempi. La Hames ci trascina nel grande gioco del teatro coinvolgendoci nella sua illusione. Ci attira nella psicologia dei personaggi e ci fa sentire come dei bambini incantatati davanti a un bellissimo giocattolo. Un elegante e raffinato disegno luci ben supporta la maestria di un allestimento scenico che fa del dettaglio la propria forza espressiva: marionette bellissime, variamente dimensionate, giocano tra di loro sui diversi piani narrativi della vicenda. Il tutto si regge su una curatissima drammaturgia e una regia articolata e di grande misura, che ben rivisitano la favola/mito dei due amanti. Onirico e straordinariamente poetico.

Doppio appuntamento, domenica 6 ottobre, prima con “LA GRAZIA DEL TERRIBILE” di e con Stefania Tansini, grande prova di teatro-danza, che stupisce e commuove per la grazia e la ricercatezza del gesto. L’attrice disarticola armoniosamente il corpo, materiale duttile e malleabile, alla ricerca di nuovi equilibri conducendoci fino ad estreme e terribili conseguenze: disarmonie, spasmi, convulsioni. Creando forme animali e fantastiche compone un universo in cui la ricercatezza e la precisione tecnica non sono mai schematiche o fine a sé stesse. Un universo in cui figure vivide e attraenti, nel loro rapido susseguirsi, risultano essere elementi di una personale fantasmagoria. Interessante percorso “meditativo” coreografico che passa attraverso le diverse percezioni corporee, esplorando gli opposti come il dettaglio e la totalità, il dentro e il fuori, il godimento e il dolore. È la ricerca di un corpo primitivo che esprima la grazia nascosta nella danza rituale di una figura mostruosa o nella banalità del gesto quotidiano. Intensa l’unione della grazia e la leggerezza del corpo con la tensione e la vibrazione della sofferenza che la danzatrice riesce a interpretare con notevole competenza tecnica. Efficaci le luci e raffinata la scelta musicale.

A seguire c’è stato “MARIO E IL MAGO” del Teatro Caverna, di e con Damiano Grasselli, Francesco Pennacchia, Anna Zanetti e Maxwell Opoku. Il nero è, ormai, una cifra costante degli spettacoli del Teatro Caverna, che qui sembra giocare anche con schegge da avanspettacolo. Ci ha convinto questo spettacolo, che tratta dell’incantamento dato dal potere sulle persone, in una sorta di ipnosi sociologica opprimente e alienante, Il mago si arroga il diritto di piacere, strappa applausi anche agli insospettabili, arringa la folla con battute e trucchi: il popolo inerme lo segue. Allegoria attualissima, da un racconto di Thomas Mann, della spettacolarità atroce del potere e della necessità di una decisa ribellione. Regia puntale e scrupolosa. Molto buona e adeguata la recitazione - in un vero e proprio “impasto” con la partitura musicale - capace di incidere positivamente sul ritmo dello spettacolo, anche grazie ad una precisa scelta di registri vocali a volte feroci, altre di delicata e suadente fattura. Molto semplice ed efficace l’assetto scenografico e curatissime, come sempre, le luci poste lì a ricreare atmosfere da cabaret. I giochi di prestigio, le “prodezze” del Cavalier Cipolla, ipnotizzatore sgradevole e aggressivo, sono leggibile metafora di ben altre illusioni a cui il popolo a volte non sa sottrarsi.

LA GIURIA, formata da Gianfranco Bergamini, Marco Zappalaglio e Gigi Castelli (direttori artistici), Chiara Bettinelli (organizzatrice teatrale), Max Brembilla e Massimo Nicoli (attori), Nadia Savoldelli (formatrice teatrale) e Davide Locatelli (assessore alla cultura del Comune di Urgnano), HA DECRETATO VINCITORE DELLA TERZA EDIZIONE DEL “PREMIO EXPERIMENTA” LO SPETTACOLO “ISOTTA” DI SOPHIE HAMES - MON COEUR DE BOIS E STEFANIA TANSINI SI E’ AGGIUDICATA, CON “LA GRAZIA DEL TERRIBILE”, IL PREMIO COME MIGLIORE INTERPRETE.

Si ringraziamo, infine, tutti gli altri artisti che hanno aderito a questa terza tornata del Bando e, complimentandoci per il buon livello delle loro produzioni, li salutiamo cordialmente e diamo loro appuntamento per il Premio 2020.

 

 

 

“PREMIO EXPERIMENTA - NUOVE IDENTITA’ DEL TEATRO BERGAMASCO”

TERZA EDIZIONE

SONO DODICI LE COMPAGNIE E GLI ARTISTI CHE HANNO ADERITO AL BANDO 2019

 

Prenderà il via, nei giorni 4, 5 e 6 ottobre 2019, la terza edizione del “Premio Experimenta - Nuove identità del teatro bergamasco”, promossa dal Laboratorio Teatro Officina in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Urgnano, la Regione Lombardia (Circuiti Lombardia Spettacolo dal Vivo) e la Fondazione della Comunità Bergamasca onlus. Il bando ha l’obiettivo di promuovere compagnie, attori e nuove realtà produttive della scena bergamasca, dando loro la possibilità di farsi conoscere ed avere maggiore visibilità. L’iniziativa mira, inoltre, alla creazione di un circuito distributivo di spettacoli di qualità e di stampo non tradizionale sul territorio provinciale. Un decentramento teatrale che vuole offrire, in un piccolo spazio decentrato come l’Auditorium Comunale di Urgnano, una produzione diversa da quella dei teatri pubblici, con proposte spettacolari che fanno della sperimentazione e della ricerca la propria sostanza.

Al Premio saranno ammessi tre spettacoli inediti o con un debutto avvenuto nel biennio 2017/2018 nell’ambito delle produzioni orobiche. Potranno partecipare alla selezione opere di prosa, di teatro-danza, di teatro di figura e di teatro ragazzi. Una commissione, formata da esperti, organizzatori e operatori del settore, selezionerà quelli che - a suo insindacabile giudizio - risulteranno essere gli spettacoli più originali e significativi. I lavori ammessi al concorso dovranno avere una durata compresa tra 45 e 70 minuti.

Hanno chiesto l’ammissione al Premio dodici compagnie orobiche: Francesca Beni con “Wonders”, Teatro Mon Coeur de Bois - Sophie Hames con “Isotta”, La Compagnia dei Sogni A.P.S. con “Milleeuno”, Candelaria Romero con “Affabulare - Il racconto del raccontare”, TAE Teatro con “Reparto”, Compagnia Libra con “Cuore che ami ancora”, Teatro Caverna con “Mario e il mago”, Ornella Mereghetti & Patrizio Pelizzi con “Ti bacio la notte”, Alessandra Ferrari & Mario Zedda con “Poz!”, Stefania Tansini con “La grazia terribile”, Mirella Sto - Teatro degli Incerti con “Un cuscino per dormire” e O’Cipher Company con “À la cart”. 

Fra questi artisti saranno selezionati, entro il 27 settembre, tre spettacoli che saranno inseriti nella programmazione di ottobre della XXXI edizione del Festival Internazionale del Teatro di Gruppo “Segnali Experimenta - Circuiti Lombardia Spettacolo dal Vivo 2019”.

Le tre serate del Bando, aperte al pubblico, avranno un tariffario agevolato articolato: biglietto intero a 8,00 euro e ridotto, per under 12 anni e pensionati, a 5,00 euro. Ad ogni compagnia sarà corrisposto un cachet pari al 70% dell’incasso della serata. Al vincitore del “Premio Experimenta” tale cachet verrà incrementato di euro 1.000,00. A partire da questa terza edizione, verrà istituita anche la sezione “Miglior interprete - Premio Experimenta”, da individuare tra i gruppi finalisti, che riceverà, sempre sotto forma di cachet, la somma di euro 300,00.

Gli spettacoli finalisti saranno presentati, nei giorni 4, 5 e 6 ottobre 2018, alle ore 21.30, presso l’Auditorium Comunale (Scuola Media) in via dei Bersaglieri, 68 ad Urgnano (Bg). Posti in sala 99. Si consiglia la prenotazione. Per informazioni: Laboratorio Teatro Officina - tel 035 891878, cell. 340 4994795, email. laboratorioteatrofficina@gmail.com, sito web. www.laboratorioteatrofficina.it

 

GIURIA DEL “PREMIO EXPERIMENTA 2019”

Gianfranco Bergamini - Direttore Artistico

Marco Zappalaglio - Direttore Artistico

Chiara Bettinelli - Organizzatrice

Pierluigi Castelli - Direttore Artistico

Massimo Nicoli - Attore

Max Brembilla – Attore

Nadia Savoldelli - Formatrice Teatrale

Davide Locatelli - Assessore Cultura Comune di Urgnano

 

 

 

 

Scheda Corso DRACULA.pdf (436 KB) e Scheda Corso REFENISTOLA.pdf (521 KB)

 
 

 

BANDO – Premio Experimenta 2019

 
 

 

QUI E ORA Residenza Teatrale (Milano)

MY PLACE 
Il corpo e la casa

Con Francesca Albanese Silvia Baldini e Laura Valli

Assistente alla regia Roberto Riseri 
Disegno luci Silvia Gribaudi e Domenico Cicchetti

Regia Silvia Gribaudi

 

Ho un luogo interno che non conoscevo, ora tutto va a finire là. Non so che cosa vi accada.
M. Rilke - I quaderni di Malte Laurids Brigge

In scena tre corpi nudi - o meglio in biancheria intima - volutamente messi in evidenza: masse corporee vive e non censurate, vere, oneste e ben diverse da quelle che ancora oggi siamo abituati a vedere in mostra sui giornali, su internet, in televisione. Tre donne non più giovani ma non ancora vecchie, certamente non perfette. Ma belle. Perché autentiche. E disposte, in uno show surreale, ad offrirsi al pubblico per quello che sono, corpi senza casa né spazio, sfrattate dal proprio io, lanciate a inseguire, divorare e moltiplicare le proprie ombre. Con passo leggero e sguardo ironico e tragicomico sul femminile. Il corpo-casa è l’immaginario intorno a cui si sviluppa il lavoro di scena, da quel luogo le attrici partono per svelare momenti di fragilità e di bellezza, per restituire spaccati di intimità, per  disvelare un posto segreto, un luogo fisico o uno spazio dentro di noi, comunque territorio della visione. Poche parole, quadri visivi, corpi in   movimento. Un racconto fisico che va a indagare i luoghi dell’intimo.

MY PLACE segna l’occasione di mettere a confronto due poetiche diverse e affini. Due sguardi sul femminile. Si incontrano la ricerca di un movimento che nasce da corpi non convenzionali e la sperimentazione sulla drammaturgia autografa, lo sguardo ironico e l’indagine sul contemporaneo.  Le attrici autrici di Qui e Ora prestano corpo alle visioni di Silvia Gribaudi  e offrono a loro volta alla coreografa e performer un immaginario contemporaneo con cui mettersi a confronto.

 

PER INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI
Laboratorio Teatro Officina - Tel. 035 891878 - Cell. 340 4994795
Email. Laboratorioteatrofficina@gmail.com - Sito web. 
www.laboratorioteatrofficina.it
 
 
 

 

AUDITORIUM COMUNALE DI URGNANO (BG) 
Presso Scuola Media - Via dei Bersaglieri, 68

SABATO 1 GIUGNO - ORE 21.30

 

ODIN TEATRET (Danimarca)
AVE MARIA

La Morte si sente sola. Cerimonia per l’attrice María Cánepa

 

 

Attrice: Julia Varley

Testo e regia: Eugenio Barba

Assistente alla regia: Pierangelo Pompa

Montaggio sonoro: Jan Ferslev

 

Trecento scalini in pochi istanti. Pelle di pietra sopra la mia testa.

I morti e le mosche trasparenti che sono? Ed io che conto?

Forse la morte non porta via tutto.

 

Questi versi del poeta italiano Antonio Verri riassumono lo spettacolo “Ave Maria” dell’Odin Teatret. Julia Varley evoca l'incontro e l'amicizia con l'attrice cilena María Cánepa.

È la Morte a celebrare la fantasia creativa e la dedizione di María che seppe lasciare una traccia dopo la sua partenza.

 

"Ave Maria" è uno spettacolo cult del celebrato Odin Teatret di Eugenio Barba, che ne cura la regia mentre ne è interprete eccellente Julia Varley. La pièce, dedicata all'attrice cilena Maria Cànepa, morta nel 2006, ha forma, nel contempo, di messa e danza funebre in suo onore. Tutto nella scenografia riprende e ricorda la morte, tutto dalla morte è permeato, e, in toni ironici o strazianti, è proprio la morte a svolgere la cerimonia cui siamo chiamati ad assistere. L'impressione è quella di trovarsi di fronte ad un rituale dalla matrice profondamente arcaica, e non importa quale sia la tradizione specifica cui fare riferimento, perché in questa messa confluisce un "sacro" sedimentato da millenni. All'interno di questo sentimento arcaico si innesta, secondo un procedimento tipico dell'Odin Teatret, l'incontro fra Julia Varley e Maria Cànepa, che viene rievocato anche attraverso l'intrecciarsi delle loro voci, con l'attrice italo-danese che insegue la voce registrata dell'amica, restituendole presenza e vita.

 
INGRESSO: EURO 15,00
I posti disponibili sono 99. Si consiglia la prenotazione.

INFO - Laboratorio Teatro Officina: Tel. 035 891878 - Cell. 340 4994795
Email. laboratorioteatrofficina@gmail.com - Sito web. www.laboratorioteatrofficina.it
 
 
 
 
 
locandina leo bassi
 
AUDITORIUM COMUNALE DI URGNANO (BG) 
Presso Scuola Media - Via dei Bersaglieri, 68
SABATO 18 MAGGIO - ORE 21.30
LEO BASSI (Spagna)
L’ULTIMO BUFFONE
Di e con Leo Bassi
 
È uno degli ultimi, grandi, originali clown in circolazione. È anche il discendente dello stesso clown che per primo, oltre un secolo fa, entrò nella storia contemporanea facendosi filmare dai Fratelli Lumière. Leo Bassi, origini italiane, nato a New York, una vita da giramondo e una casa e sede di lavoro ora a Madrid, sarà ad Urgnano con “L’Ultimo Buffone”, spettacolo al debutto in Italia, che nasce da una scoperta fatta dalla sorella di Leo, Joanna, nell’archivio della fondazione Lumiere a Lyon in Francia. Nel maggio del 1896, i Fratelli Lumiere avevano filmato il bisnonno di Leo Bassi, Giuseppe, con il fratello Giorgio, quando lavoravano nel Circo Rancy della città di Lione. Sono filmati eccezionali, probabilmente le prime immagini in movimento di clown della storia. Immagini che ci rimandano indietro ad un’epoca quando l’Europa aveva ancora tutta la sua innocenza, voglia di vivere e quella smania di cambiamenti positiva, ignara dell’orizzonte di guerra che l’alba del nuovo secolo avrebbe portato con sé. A partire da questi filmati, Leo Bassi sviluppa uno spettacolo intenso e molto divertente dove analizza quel paradiso perduto, del mondo del buffone e del clown, così differente dalla comicità superficiale e cinica dei cabarettisti di oggi. “L’Ultimo Buffone” stupisce non solo per l’originalità delle sue tesi sulla fine dei veri buffoni e sul significato di questa perdita nell’ambito della nostra cultura, ma anche semplicemente, per il fatto che questo attore, questo pagliaccio rappresenta una continuità diretta del mondo di cui parla. Dopo 6 generazioni - 170 anni - di presenza continua della sua famiglia nelle piazze, nelle strade e nei circhi, Leo Bassi, il “clown”, non ha perso niente della vitalità della sua stirpe e dimostra un dominio perfetto della sua arte, con la consapevolezza di essere, forse, “L’ultimo Buffone”. Così Leo Bassi, rimane fedele a quella lotta che sempre è stato sua: “Difendere il profondo valore umanistico dell’Arte del Buffone.”
 

LEO BASSI PARLA DEL SUO SPETTACOLO

“Questo spettacolo è dedicato alle nuove generazioni che si ribellano alle ingiustizie e al cinismo del Potere, con la speranza che la ribellione e la vitalità dei clown possano essere d’ispirazione in questi tempi confusi. Quando anni fa vidi per la prima volta un breve film del 1896 del mio bisnonno Giorgio Bassi e di suo fratello Giuseppe, entrambi clown, registrato dai fratelli Lumière, l’impatto fu fortissimo. Erano pochi minuti che raccoglievano i migliori momenti del numero circense dei Bassi che mia sorella, storica del circo, aveva trovato negli archivi della Fondazione Lumière di Lione in Francia. Tre anni dopo capii che la semplicità e il buon umore che riscontravo non era frutto di un mondo più ingenuo e innocente, ma tutto il contrario: era un modo molto ben studiato per prendere in giro la pomposità e l’ostentazione del potere politico dell’epoca. Vidi chiaramente che la forza del clown era saper giocare con la stravaganza, al di sopra delle convenzioni, in una società molto formale e strutturata. Perfino il suo modo di vestire non era poesia o surrealismo, ma una maniera per sovvertire le norme rigide dell’abbigliamento conservatore. Iniziai a ricordarmi alcune frasi della mia infanzia circense:
- Il nostro non è un lavoro, è una missione.
- La Chiesa e noi siamo facciamo la stessa attività: vendiamo miracoli!
- Figlio, non ci sono differenze di razza: vali solo per quello che sai fare. Siamo internazionalisti!
- Bisogna essere orgogliosi di chiamarsi “bassi” (Bassi!)
Quando ho lasciato il circo, negli anni ’70, volevo fuggire da quello che aveva fatto decadere il mio mondo: spettacoli infantili pieni di tradizioni e convenzioni vuote. Dentro di me, avevo fame di qualcosa di più grande, essenziale: provocazioni, lotte politiche …Ora so che, lungi dall'essere una pecora nera, un rivoluzionario, il mio istinto provocatorio è stato ispirato dallo stesso spirito libertario che ha mosso i miei antenati. Davanti al sistema delle classi rigido, che divideva la società, il circo classico era un luogo nel quale il ceto basso, gli operai, i contadini, potevano liberarsi e aprirsi nuovi spazi nella vita. Erano eroi popolari che dimostravano che con lo sforzo fisico, determinazione intellettuale e molto senso dell’umorismo, i poveri potevano salvarsi. Forse più del socialismo stesso, il mondo del circo era l'incarnazione utopica dell'essenza filosofica dell'Illuminismo. Per essere nato nell’ultima generazione di circo tradizionale e averlo conosciuto dall’interno, ho iniziato a considerarmi l’Ultimo Clown. Non è uno spettacolo, è un ritorno cosciente alle responsabilità etiche della mia famiglia… È una rivolta popolare contro la tirannia di oggi e di sempre.”
 
INGRESSO: EURO 15,00
I posti disponibili sono 99. Si consiglia la prenotazione.

INFO - Laboratorio Teatro Officina: Tel. 035 891878 - Cell. 340 4994795
 
 
 
 
 

Continua la trentunesima edizione per il Festival Internazionale del Teatro di Gruppo “Segnali Experimenta - Circuiti Lombardia Spettacolo dal Vivo” storica manifestazione organizzata, ad Urgnano, dal Laboratorio Teatro Officina in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura dell’Ente Locale, l’Assessorato Istruzione, Formazione e Cultura della Regione Lombardia (Progetto “Circuiti Lombardia Spettacolo dal Vivo) e la Fondazione della Comunità Bergamasca onlus. Venerdì 12 aprile alle ore 21.30, presso l’Auditorium Comunale di Urgnano (Scuola Media) in via dei Bersaglieri, 68 è la volta di “120 chili di jazz” su testo, regia e interpretazione del grande attore argentino César Brie. Lo spettacolo è la storia comico-grottesca di Ciccio Méndez che vuole entrare a una grande festa per vedere la sua innamorata o presunta tale. Decide, per questo motivo, di fingersi il contrabbassista del gruppo jazz che allieterà la serata. Cosa succederà? Riuscirà a non farsi svelare? È tutto giocato sul filo dell’ironia “120 chili di jazz”, l’assolo che il maestro argentino propone ad Urgnano. Un grande e gradito ritorno per il pubblico di “Segnali Experimenta”, con uno dei protagonisti della scena mondiale più apprezzati dal pubblico italiano: e, dopo molti spettacoli all’insegna dell’impegno civile - tra tutti ricordiamo gli adattamenti di “Iliade”, “Odissea” e il recente “Karamazov” - Brie propone al pubblico un lavoro votato alla comicità e alla leggerezza.

Sottolinea infatti il regista, autore e interprete: “Brecht diceva che il teatro è anche divertimento. Mai dimenticare che dobbiamo divertire. Commuovere, far pensare e divertire”. Ecco allora che in “120 chili di jazz” si susseguono le rocambolesche vicende del protagonista: Ciccio Méndez non sa suonare il contrabbasso, ma, con la sua voce da uomo delle caverne, ne imita alla perfezione il suono: dovrà riuscire a sostituire il vero contrabbassista del gruppo e a nascondere a tutti la propria incapacità di suonare lo strumento. Tramite un uso prezioso delle parole, Brie riesce benissimo a visualizzare tutti i dettagli del racconto, dagli invitati fino alle minute decorazioni delle tovaglie sui tavoli. La potenza evocativa in scena è straordinaria e l’attenzione è totalmente rapita dalle capacità attoriali di questo grande interprete e dalla precisione di un testo bellissimo.

“Dietro questo racconto si celano tre amori: - spiega Brie - l’amore non corrisposto per una donna per la quale si finirebbe all'inferno; l’amore per il jazz, che aiuta Méndez a sopportare la sua immensa solitudine, e l’amore per il cibo, nel quale Ciccio trova brevi e appaganti rifugi e consolazioni”. Un personaggio di pura fantasia, che però trova origine nei ricordi del giovane Brie: “Ciccio Méndez non è mai esistito. - conclude il regista- Nasce dalla cattiva abitudine di due amici robusti, che ho perso di vista, i quali, seduti di fianco a me in una classe del Colegio Nacional Sarmiento a Buenos Aires, mi facevano fare la parte del prosciutto nel panino, schiacciandomi in mezzo a loro”.

 

L’ingresso allo spettacolo è di euro 15,00. I posti disponibili sono 99, per cui si consiglia la prenotazione. Info: tel. 035 891878, cell. 340 4994795, email. laboratorioteatrofficina@gmail.com sito web. www.laboratorioteatrofficina.it

Note su César Brie - César Brie inizia a fare teatro a diciassette anni, studiando al Centro Dramatico di Buenos Aires. Nel 1972 partecipa alla fondazione della Comuna Baires, recitando in più produzioni, dirette da Renzo Casali e Liliana Duca. Con questo gruppo è costretto ad autoesiliarsi a Milano nel 1974 a causa delle persecuzioni operate dalla dittatura militare (un membro della Comuna Baires venne sequestrato e torturato). Nel 1975 lascia definitivamente la Comuna Baires e insieme a Paolo Nalli, Dolly Albertin e Danio Manfredini fonda il Collettivo teatrale Tupac Amaru presso il centro sociale Isola di Milano. Nel 1980 incontra Iben Nagel Rasmussen, si trasferisce in Danimarca e partecipa alla fondazione del gruppo Farfa insieme a Pepe Robledo, Maria Consagra, Daniela Piccari e Dolly Albertin, definendo la possibilità di un confronto diretto con l'Odin Teatret ed Eugenio Barba. Nel 1990, si separa da Iben, e lascia l'Odin, con l'idea di concludere l'esperienza europea per un nuovo progetto in America Latina. Nell'agosto del 1991, insieme a Naira González e a Giampaolo Nalli, fonda in Bolivia il Teatro de Los Andes. Insieme alla comunità Yotala, in un piccolo paese vicino a Sucre, crea una struttura che produce spettacoli di ricerca. Il gruppo, oltre a produrre spettacoli in Europa, lavora su una ricerca della memoria andina, ricollegandosi ai miti del luogo. Nel 2010 César Brie e costretto a lasciare il Teatro de los Andes e la Bolivia a causa delle minacce di morte ricevute dopo aver diffuso il suo documentario “Tahuamanu" nel quale svela cosa è realmente accaduto l’11 settembre 2008 in Bolivia, data in cui i campesiños, che difendevano il diritto alla terra, sono stati massacrati e uccisi da squadristi legati all’opposizione fascista. Attualmente vive e lavora in Italia.

 

PER PRENOTAZIONI - Laboratorio Teatro Officina - Tel. 035 891878 - Cell. 340 4994795

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I miei primi vent’anni esplicitati al galoppo in un racconto di novanta minuti, che pesca a piene mani nell’infanzia e nell’adolescenza fino alle soglie della maturità, facendo riferimento a quelle figure e situazioni che mi sono rimaste impresse nella memoria e che, ancora oggi, ricordo con tenera nostalgia. Sono frammenti “da un possibile monologo” a cui, con questa mia lettura, mi accosto con rispetto e che hanno, nel passato, cercato una loro collocazione in una trilogia di esperimenti teatrali per quattro e tre attori. Oggi trovano nuova linfa in una narrazione pura che non ricorre a supporti scenici di alcun genere. Tutto viene risolto con un tavolino, un leggio, una sedia girevole e 
una lampada. La lettura diventa paradigma della vita e dei luoghi tipici degli anni sessanta e settanta: la campagna, la famiglia vasta e patriarcale, l'educazione tradizionale, le prime scoperte, i primi timidi approcci con le ragazze e i goffi tentativi di seduzione, i viaggi e la sperimentazione dei miti dell’epoca: il fumo, il rock e la beat generation. Definisco “Ninna nanna” un’operazione interattiva e democratica perché permette allo spettatore di utilizzare la propria immaginazione per "vedere" l’ambientazione e l’azione scenica in modo assolutamente personale, rivendicando così una peculiare caratteristica della mia vicenda: il suo valore testuale.
 
“Un cortile. Una piazza. Gli anni sessanta, quelli settanta e un pochino degli ottanta. È la mia storia. La storia di una generazione. Amavamo i Beatles e i Rolling Stones diceva una canzone dell'epoca, io preferivo di gran lunga Bach e Chopin, a dover scegliere, la musica folk di Alan Stivell, il bardo celtico. Fino a dodici anni Charles Dickens mi mandava in deliquio, più tardi, in sentore di West Coast, Ginsberg e Kerouac erano i miei idoli (alla "sotterranea" Mardou dedicai la mia prima masturbazione intellettuale). Oggi guardo il tutto con misurata ironia, come se non mi appartenesse. Odio le confessioni ma "Ninna nanna" non è che questo: un palese disvelamento del mio "emorragico" esistere, una cosciente e amorosa adesione a ciò che è stato e all'insopprimibile voglia di parlarne. Ci sono io, ci sono il Gigi e la Giulia, i miei genitori, c'è l'Anetina, il Giorgio, l'Aldo fuori zucca, gli amici, l'Emidio, il mio primo amore, la casa, le suore, i sogni e le imposture, la voglia di andare e il desiderio di tornare, non fosse altro che per quel mezzo toscano con il resto di una golia di nonno Carlo. "Ninna nanna" per tutto questo! "Ninna nanna" per me, per voi, per il mondo intero! "Ninna nanna" per la voglia che ho di vivere e di raccontare! Perché così sto bene e non mi sento sprecato".
Roberto

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PIEGHEVOLE - PROGRAMMA 2019.pdf (858 KB)

 

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