Squàsc - Storie dé pura

LA PAURA NEL RACCONTO DI STALLA
Testo di Gianfranco Bergamini
Con Annalisa Pagani, Ettore Rodolfi e Davide Lenisa
Progetto luci di Davide Lenisa
Montaggio scenico e regia di di Gianfranco Bergamini
Una parte notevole del repertorio narrativo orale della tradizione popolare bergamasca è costituita dalle cosiddette "storie di paura", cioè dai racconti che presentano le gesta dei folletti, dei diavoli, delle streghe e dei vari "spiriti" che popolano le credenze tradizionali. A differenza dei personaggi flabeschi, riconosciuti come fantastici e irreali, i protagonisti di questi racconti sono esseri spesso ostili e minacciosi che incombono
sugli uomini, specialmente nelle ore notturne. Contadini, mandriani e pastori erano esposti a questi "rischi" soprattutto nei momenti di solitudine e di stanchezza, legati alle dure condizioni di vita e di lavoro.
Bastava un piccolo cambiamento delle abitudini della cascina, l'apparizione improvvisa di un animale nella notte, una situazione inaspettata, per mettere a dura prova il loro equilibrio psicologico. Compito dei racconti di paura era quello di esorcizzare tali fatti inspiegabili. Le paure e le angosce diventavano allora una "figura" definita, acquistavano un "nome", diventavano "spiriti". Nascevano da ciò numerosi esseri fantastici comuni a diverse aree culturali italiane ed europee: c'era il folletto (lo squàsc) dagli scherzi impertinenti e dalle trasformazioni imprevedibili; l'orco (ol magnàt) con la sua figura smisurata e minacciosa; il diavolo (ol diàol) con i piedi di capra e le corna; la caccia morta (la casa morta) una grossa cagna nera con gli occhi di brace
condannata a vagare in eterno sulle montagne nelle ore notturne.
Queste "storie" hanno rappresentato per molto tempo, insieme alla religione, uno dei pochi mezzi per fronteggiare le difficoltà della vita e per dare una spiegazione degli eventi negativi. Il racconto di queste esperienze magiche aveva quindi un valore iniziatico. Non a caso alle "storie di paura" venivano riservati i momenti più tardi delle veglie di stalla. I bambini erano mandati a letto, perchè non si impressionassero sentendo particolari lugubri e spaventosi. Per un giovane l'essere ammesso ad ascoltare queste narrazioni implicava un riconoscimento della sua raggiunta maturità.Le storie presentate nello spettacolo sono:
La mórta ornàda (La morta ingioiellata)
La cassa mórta (La caccia morta)
Marietina e l’magnàt (Marietina e l’orco)
Ol squàsc (Lo squàsc)
L’öv dèl gal (L’uovo del gallo)
La smagia de café (La macchia di caffè)
Ol s-cèt ché l’à picàt sò màder (Il ragazzo che picchiò sua madre)
| “La Gratacòrgna dèl Mumbèl la gà mìa gnà òss gnà pèl, lé l'è lé söl prim basèl, lé l'è égnida a ciapà i s-cècc chi völ mia durmì 'ndèl sò lècc!” |
DATI
Anno: 1997
Spettacolo per tutti
Produzione: Laboratorio Teatro Officina
Comune di Urgnano (Assessorato alla Cultura)






